Il nuovo Dpcm del Governo ha mandato su tutte le furie i sindaci di mezza Italia da Nord a Sud e senza distinzione di colore politico.
La prima bozza del Decreto sembrava scaricare sui primi cittadini la responsabilità del coprifuoco: “I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”, così si leggeva nella prima stesura.
Successivamente nel testo finale la parola Sindaci è stata eliminata ma poco cambia nella sostanza e non si ferma la protesta dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani): “Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci”, ha detto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci.
Anche il Sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, ha voluto prendere posizione sulla questione con una dichiarazione ufficiale che qui vi riportiamo: “La volontà del Governo di scaricare sui Sindaci le scelte difficili mi sembra evidente. Non lo dico solo io, ma anche amministratori di centrosinistra come Decaro e Nardella. Pare poi che il testo del DPCM sia stato sostituito nottetempo, con una mezza giravolta.
Ma è solo apparenza: anche se è scomparsa la parola “Sindaci”, siamo sempre noi a dover prendere la decisione sulle chiusure”.
In ogni caso il primo cittadino di Pavia non si tira indietro e chiude così la sua dichiarazione: “Comunque, sa cosa le dico? Non mi tiro indietro di fronte alle responsabilità: l’ho già fatto in questi mesi con ordinanze a tutela della salute che sono state anche contestate dall’opposizione, come quella di chiusura delle aree gioco per bambini, che pure era frutto, come tutte le mie decisioni in questo settore, di un confronto con i sanitari e in particolare con il prof. Raffaele Bruno del Policlinico San Matteo.
La vedo così: sono stato eletto per tutelare i miei concittadini e questo farò, al di là delle intenzioni di chi dovrebbe governare e non ha il coraggio di farlo. Mi auguro solo che da Roma arrivino i fondi per permetterci di fare quanto ci viene richiesto e che, almeno la prossima volta, si cerchi di ascoltare un po’ di più i territori prima di adottare i provvedimenti.
Non è impossibile: basta fare come ha fatto Regione Lombardia con le proprie ordinanze”.
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