L’Area Vul è un grande polmone verde di Pavia che si trova in zona Borgo Ticino, tra il Ponte Coperto e il Ponte delle Libertà (ex Ponte dell’Impero).
In primavera e estate è il posto giusto per godersi una passeggiata nel verde in riva al fiume, leggere un libro o prendere il sole. Non c’è studente che non lo apprezzi quando è in cerca di pace e relax per preparare gli ultimi esami.
La balera
Superato il Ponte dell’Impero sulla sinistra (direzione San Martino Siccomario), subito dopo la Guerra aprì un locale estivo dove si esibivano cantanti e dove si poteva anche ballare. Si scendeva una scaletta per raggiungere la balera dal Vul, questo era il suo nome.
C’è ancora chi ricorda che si esibì persino Nilla Pizzi dopo la sua vittoria al primo Festival di Sanremo nel 1951.
Perchè si chiama Vul
L’Area Vul prese il nome proprio dalla sala da ballo, frequentatissima negli anni 50 da tutti i pavesi.
Abbiamo chiesto a Stefano Schinelli di Meistòin Burgh l’origine della parola Vul. Storie di partite a biliardo tra vecchi amici, tecniche di pesca, la spiegazione completa la potete trovare sul suo libro “La compagnia del borgo… e al MeìstòinBurgh”.
Ai tempi al Vul era presente anche una piccola lanca piena di pesci gatto (o pes gat in dialetto pavese).
La spiaggia di Pavia
Chi non poteva permettersi vacanze al mare, passava le estati a Ticino e il Vul era uno dei posti preferiti dai pavesi (oltre al Lido) dove prendere il sole e rinfrescarsi nelle acque ancora balneabili.
Si scendeva con la macchina fino in riva al fiume. C’era chi si portava ombrelloni e sedie a sdraio da casa o si potevano affittare sul posto. Una vecchia costruzione in legno vendeva granite, panini e gazzose.
I fuochi d’artificio
Da sempre i fuochi d’artificio della serata finale della tradizionale Festa del Ticino vengono esplosi dal Parco Vul. Un ricordo di gioventù la scritta finale “Annabella per la sua città”.
Il periodo buio
Negli anni 60 l’Area Vul raggiunse il suo periodo più buio, quando fu trasformata in una discarica cittadina di rifiuti urbani. Nella prima metà degli anni 70 poi l’area venne bonificata e trasformata nel parco che si può vedere oggi.
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