La schita è una frittellina tipica dell’Oltrepo Pavese, dalle origini antichissime.
E’ chiamata anche schita d’la nona, “la schita della nonna”, perchè era la merenda di quando si andava dalla nonna.
Ricorda da lontano il gnocco fritto romagnolo o una crepe francese. Probabilmente la vicinanze geografiche hanno influenzato le abitudini culinarie dell’Oltrepo.
Si tratta di una frittella che accompagnava i salumi locali, ottima quando è accompagnata dal Salame di Varzi dop. La schita ha però origini povere e i contadini, prima di andare a lavorare nei campi, iniziavano la giornata con questa sottile frittella.
Nel mese di luglio, nel piccolo borgo di Fortunago, viene organizzata anche la “Sagra della schita”.
Chi la volesse provare, farcita con prodotti tipici dell’Oltrepò, consigliamo un nuovo locale a Pavia, in via Volturno, chiamato appunto Schita.
Per chi volesse cimentarsi ai fornelli invece, lasciamo la ricetta della schita delle signore di Chiusani di Rocca Susella. Si otterrà una sorta di crepe senza uova.
Ingredienti (per 4 persone)
- 100g farina
- 50g acqua naturale
- sale
- olio per friggere o strutto
Preparazione
Unire in una terrina la farina, il sale e l’acqua naturale a filo. Mescolare energicamente in modo da non far creare grumi.
La consistenza dovrebbe essere densa, un po’ più densa della crepe, se la farina assorbe troppa acqua potete aggiungerne ancora. Se necessario regolate di sale.
In una padella fate scaldare lo strutto o in alternativa l’olio e versate l’impasto con un mestolo. La frittella deve risultare il più sottile possibile. Fatela dorare su una superficie e rigiratela, terminando la cottura. Eliminate l’eccesso d’olio su carta assorbente.
C’è anche la versione dolce, per i più golosi, è sufficiente sostituire lo zucchero al sale.
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