E’ difficile associare il Tè all’Italia, invece ne esiste una varietà coltivata molto vicino a noi.
Quando pensiamo a questa bevanda, non possiamo fare a meno di collegarla alle tradizioni orientali. Il maggior produttore di Tè al mondo è la Cina, seguita dal Giappone e dall’India.
Anche di inglese ha molto poco, per loro più che una bevanda è uno stile di vita. Gli inglesi sono i maggiori bevitori al mondo e questo li ha portati a diventare i principali intenditori, ma non lo producono.
In una delle nostre recenti visite all’Orto Botanico di Pavia, abbiamo fatto una scoperta molto interessante, oserei dire sensazionale.
A Pavia esiste un tè ‘pavese’, e non si tratta semplicemente di un ‘metodo pavese’ per preparare il tè, ma di un vero tè coltivato a Pavia.
La storia narra che, più di un secolo fa, nel 1890, Giovanni Briosi, professore di botanica a Pavia, tentò l’impresa di coltivare il tè in Italia.
La bevanda si ottiene da una speciale varietà di Camelia, nota come Camellia sinensis, che cresce solo in determinate condizioni climatiche.
I semi vennero posizionati in un’aiuola al riparo dal sole e dai venti e il terreno alluvionale lavorato con terriccio misto di castagno e brughiera, costituiva una condizione ottimale per la germogliazione.
Tuttavia, nella stagione invernale l’aiuola veniva rinchiusa in una sorta di serra che la proteggeva dal freddo.
Successivamente il professor Gino Pollacci (1872-1963), all’epoca direttore dell’Orto Botanico di Pavia, pensò di tentare la coltura di tè all’aria aperta anche in inverno, per realizzare dei semi resistenti al freddo.
Il Botanico riuscì nel suo intento. Alcune piante morirono, altre invece ripresero a produrre frutti e semi in primavera.
Da questo momento la pianta di tè continuò a crescere all’aperto anche negli anni successivi: nacque così la varietà di tè ‘Ticinese’ (Camellia Sinensis Ticinensis).
La pianta fu più volte analizzata e sembra che il tè ticinese non avesse nulla o quasi da invidiare alle varietà asiatiche. La percentuale di teina contenuta risultava più o meno la stessa, però le caratteristiche organolettiche non riuscirono a soddisfare i gusti delle persone.
La stessa aiuola di tè è ancora presente all’Orto Botanico di Pavia.
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