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Coronavirus e trapianti: una storia di dolore e speranza dal San Matteo

Il dolore per la perdita di una giovane vita si trasforma in una speranza per altri pazienti in attesa di trapianto: un tiepido raggio di sole che illumina un momento così difficile.

A.P. aveva 50 anni e per due mesi era stato ricoverato all’UTIC del Policlinico San Matteo in attesa di un cuore nuovo che finalmente arriva il 26 febbraio 2020, quando la pandemia da coronavirus era appena esplosa, così dopo oltre sei anni di attesa, viene sottoposto a trapianto cardiaco.

Dolore e speranza che si intrecciano nuovamente: il dolore per una giovane vita spezzata da un trauma cranico e la speranza per il cinquantenne di Cesena.

La scorsa settimana era pronto per essere dimesso e tornare alla sua famiglia, alla sua vita, quando un’emorragia cerebrale spontanea, senza possibilità di trattamento, se l’è portato via, per sempre. Il dolore e lo smarrimento per questa perdita lasciano subito spazio al senso del dono, all’altruismo: perché questa vita deve continuare anche se in modo differente.

Viene così data esecuzione sia al testamento biologico che lo stesso A.P. aveva redatto lo scorso mese di maggio sia alla volontà della famiglia. E’ così che Andrea Bottazzi, coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti, ha avviato le procedure per la donazione di organi a cuore fermo.

Dopo la conferma della negatività a COVID19, sono stati quindi applicati i protocolli per l’identificazione del paziente come possibile donatore attraverso le linee guida del Centro Nazionale Trapianti e, avuta l’autorizzazione del Nord Italia Transplant program (NITp), al paziente donatore, ormai a cuore fermo (classe Maastricht III) è stata attuata una perfusione normo termica regionale addominale con l’utilizzo dell’ECMO.

L’equipe era composta da Carlo Pellegrini, cardiochirurgo; Claudio Pompei e Alessio Biglia, perfusionisti; Andrea Bottazzi, Coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti; Anna Aliberti e Luca Caneva, rianimatori; Miriam Manera e Marta Ravasi, medici in formazione; Cristina Olati, coordinatrice infermieristica del CCDT del San Matteo; Gaetano Mammana, strumentista, Alex Popovici, infermiere di sala, Daniele Franchi, OSS.

Il Coordinamento Regionale Trapianti ha seguito e coadiuvato le operazioni di allocazione degli organi.
Sono stati prelevati il fegato, trapiantato su un uomo 63enne ricoverato al Niguarda di Milano, ed entrambi i reni, trapiantati a due uomini, di 61 e 65 anni, ricoverati al San Raffaele.

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