La Torre Civica di Pavia, simbolo della città e testimone di secoli di storia, sorgeva accanto al Duomo. La sua imponenza, con un’altezza di circa 80 metri, la rendeva uno dei monumenti più alti della Lombardia.
Le prime testimonianze della torre risalgono all’XI secolo, anche se la sua costruzione subì diverse fasi nel corso dei secoli.
Non era solo un elemento architettonico, ma aveva anche una funzione pratica: ospitava le campane che scandivano il tempo e annunciavano eventi importanti alla comunità.
Il crollo
La Torre Civica di Pavia crollò improvvisamente il 17 marzo 1989 alle 8.55, causando quattro vittime e numerosi feriti. Il crollo fu un evento traumatico per la città, che perse uno dei suoi simboli più importanti.
Una tragedia imprevista visto che poche settimane prima l’amministrazione comunale pare fosse intenzionata ad aprirla al pubblico. Un crollo non prevedibile poiché non vi era stato alcun segno premonitore ma aprì una ferita nel cuore di molti pavesi, soprattutto per coloro che piansero le vittime.
L’ultimo intervento di manutenzione, in base ai documenti d’archivio, è datato 1869 e da allora non ne furono mai più realizzati, nonostante, nel 1983, venne inoltrata una richiesta di urgente risanamento alla Soprintendenza.
Per commemorare quel tragico evento, il Comune organizza ogni anno, il 17 marzo, una cerimonia pubblica in piazza del Duomo.
I resti
Il 17 marzo 2014, a 25 anni esatti dal crollo, fu inaugurato il memoriale in ricordo delle vittime: una vasca di acqua inserita all’interno dei ruderi e specchi con giochi di luce.
La grande campana della torre, fusa in bronzo a Pavia alla fine del XVI secolo, è ora conservata nel portico interno del Broletto, mentre le decorazioni, di produzione egiziana e magrebina risalenti ai secoli XI e XII, sono conservati nei Musei Civici del Castello Visconteo.
Il progetto di ricostruzione
Dopo il crollo, nel 1994 il progetto per la ricostruzione presentato da Vittorio Sgarbi in Parlamento venne bocciato: il costo di 15 milioni di euro è sembrato eccessivo.
Dal TG2 Rai del 17 marzo 1989