Nel 1987, in pieno centro a Casteggio, in Oltrepò Pavese, fu ritrovata, grazie a scavi in realtà effettuati con la finalità di costruire le fondamenta di un edificio, un’ampia necropoli , la cosiddetta città dei morti, datata dagli archeologi all’epoca romana (II-IV secolo d.C., piena epoca imperiale).
Lo scavo portò alla luce ben 33 sepolture che permisero agli studiosi di arricchire il panorama delle conoscenze sull’antica Clastidium, la cui fondazione di epoca romana è ascrivibile alla celebre battaglia combattuta nel 222 a.C. Probabilmente altre tombe ancora si trovano sotto alle moderne case circostanti.
I resti di questa grande necropoli, tra le più importanti rinvenute in territorio pavese, cosiddetta dell’AREA PLEBA, sono conservati presso il Museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese.
Ma una maggiore attenzione andrebbe rivolta anche ai resti ossei dei cadaveri stessi, e alle modalità che portarono al termine la loro vita. Come infatti spiegato dalla nota Prof.ssa e Medico Legale Cristina Cattaneo, dall’analisi delle ossa si è ormai in grado di capire moltissimo, non soltanto le modalità di morte, ma anche la dieta alimentare normalmente seguita dagli individui, l’eventuale presenza di malattie.
Un caso molto interessante, è dato dalla tomba XII dell’Area Pleba. La sepoltura, in cassa di laterizi sormontata e chiusa da una grande lastra di pietra, era una sepoltura doppia, cosa consueta nell’antichità, soprattutto quando si aveva a che fare con una coppia di sposi.
La Prof.ssa Cattaneo (con i collaboratori Francesca Sassi e Daniele Gibelli), dagli studi effettuati sui due cadaveri, è riuscita a desumerne le cause del decesso. La giovane donna (età compresa tra i 17 e i 25 anni), presentava chiari segni di decapitazione.
Citiamo i termini tecnici per dovere di cronaca (p. 301, …ET IN MEMORIAM EORUM): “…la presenza di lesioni suggestive per una lesività d’arma bianca in corrispondenza dei condili occipitali…indica che la donna è stata decapitata, presumibilmente in una posizione con il collo e la testa erette, modalità di decapitazione definita alla Anna Bolena”.
Tale dato è stato avvalorato anche dalle modalità di rinvenimento: il cranio infatti non è stato ritrovato dagli archeologi in posizione anatomica, ma spostato, e dunque è stato appoggiato sul cadavere in un secondo momento.
Questa vicenda risulta alquanto misteriosa, soprattutto alla luce del fatto che in epoca romana la decapitazione era la pena destinata ai traditori, sia dello stato che della famiglia (in particolar modo, i disertori e le adultere).
Quali saranno stati i particolari avvenimenti che interessarono il vissuto della giovane donna casteggiana e del marito? Probabilmente non scopriremo mai cosa accadde realmente, vero è che l’ipotesi, sollevata sulla base del dato scientifico, resta e resterà sempre alquanto suggestiva.
Ringraziamo per il contributo la Dott.ssa Valentina Dezza.
Orari
Dal Lunedì al mercoledì dalle 09.30/12.30. Il giovedì dalle 09.30/12.30, 13.30/17.30. La domenica dalle 14.30/17.30. Il Museo è aperto ogni prima domenica del mese.
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